La libertà di accesso al software e ai computer possiamo (e dobbiamo)
conquistarla
La Free Software Foundation Europe risponde pubblicamente alla lettera
aperta al Sindaco di Roma redatta da Paolo Pietrosanti, della Giunta del
Partito Radicale e cieco. L'associazione che difende, sviluppa e
diffonde il software libero in Europa evidenzia come il concetto stesso
di software libero sia nato proprio per non discriminare nessuno. Nella
lettera sottolinea anche che esiste software sviluppato in Italia con
fondi pubblici ma rilasciato con licenze limitanti e proprietarie, di
fatto impedendo che su questi progetti si crei un ecosistema fertile di
utenti e aziende, libere in tutti i sensi.
Questo il testo inviato:
Gentile Paolo Pietrosanti,
la sua lettera aperta al sindaco Veltroni coinvolge la comunità del
software libero e l'associazione che rappresento e mi fornisce
l'occasione per affermare alcuni principi importanti che potrebbero
passare in secondo piano in questa sua discussione con il sindaco di
Roma (nella quale non voglio entrare, perché ininfluente su quanto sto
per dirle).
Lei accusa 'Linux' di non essere accessibile alle persone disabili.
Non entro nel merito tecnico di quanto afferma, visto che certamente
altri le riporteranno le loro esperienze con sistemi non-microsoft (e
so che l'hanno già fatto).
Lei però cade nella semplificazione di cui molti sono vittime e
finisce per accusare di 'discriminazione' un'intera categoria di
software che invece nasce proprio per non discriminare. Il software
libero è infatti un modo di distribuire software e non un 'prodotto'.
Il sistema GNU e il kernel Linux sono programmi liberi, ovvero
distribuiti secondo licenze che permettono l'uso, lo studio, la
modifica e la distribuzione illimitata del software stesso.
Proprio in virtù di questi permessi, il software libero è diventato un
abilitatore di tante minoranze. Per esempio, le minoranze
linguistiche hanno sfruttato le libertà offerte dai sistemi GNU/Linux
per tradurre il software in idiomi che le multinazionali di settore
giudicavano 'commercialmente insignificanti' [1]. Molte nazioni con
una storia tecnologica giovane hanno scelto il software libero come
mezzo per creare un'industria informatica locale e indipendente[2].
I vantaggi che derivano dal disporre dei diritti concessi dal software
libero non sono vantaggi economici, ma piuttosto di autonomia e
indipendenza: valori universali che non dovrebbero essere messi dietro
ad una comodità temporanea. Il modo di distribuire contenuti
digitali, il software proprietario, che lei in buona fede sta
difendendo nella sua lettera al sindaco Veltroni, è lo stesso che
impedisce alle persone di aiutare gli altri.
La esorto invece a contribuire affinché la sua stessa libertà e le
diverse abilità delle persone che conosce e frequenta vengano
rispettate e continuino a prosperare. Il software libero può rendere
possibile un mondo in cui gli utenti di computer non debbano dipendere
da un 'obolo' di benevolenza di aziende che potrebbero trovare
commercialmente significativa una nicchia di utenti, ma dove le
associazioni di categoria possano finanziare lo sviluppo e
l'adattamento di software secondo le esigenze dei propri associati. A
tal proposito le ricordo anche la disponibilità di finanziamenti
europei che premiano lo sviluppo di software libero.
Vorremmo vedere le associazioni di ciechi italiane a protestare perché
ad esempio, il sistema di sintesi vocale FESTIVAL è rilasciato con
licenza libera solo con il supporto fonetico anglo-americano. Al
contrario il supporto italiano, sebbene sia stato finanziato con soldi
pubblici[3], non è distribuibile liberamente.
Sono a sua disposizione per ulteriori chiarimenti e sono anche
fiducioso che possiamo condurre una battaglia comune, considerando che
lei è la stessa persona che ha 'forzato' il diritto d'autore (o dovrei
chiamarlo ormai 'diritto d'editore') distribuendo audiolibri 'non
autorizzati'. Ho apprezzato quella sua campagna perché l'ho trovata
vicina alla posizione della FSF Europe riguardo la restrizione dei
diritti di uso delle opere dell'ingegno.
Con la speranza di iniziare un dialogo costruttivo e con immutato
rispetto
Stefano Maffulli
Presidente Sezione Italiana
Free Software Foundation Europe
Note:
[1] Per esempio:
Bangla Penguin Project: www.banglapenguin.org
Bangla Gnome Translation Project - Ankur : www.bengalinux.org
Traduccions GNU al català: http://ca.dodds.net/
[2] come emerge dalla Conferenza su Commercio e Sviluppo dell'ONU nel
rapporto "E-Commerce and Development Report 2003", Cap. 4:
[...]To take advantage of these benefits, the report recommends that
developing countries consider adopting FOSS as a means of bridging the
digital divide.[...] The empowerment that comes with free access to
source code is not a simple price advantage, but may rather be a
necessary economic prereq- uisite for evolving demand.[...]
http://www.unctad.org/en/docs//ecdr2003_en.pdf
[3] Dettagli e licenza su:
http://www.csrf.pd.cnr.it/TTS/It-FESTIVAL.htm
Che cos'è la Free Software Foundation Europe:
La Free Software Foundation Europe (FSF Europe) è una organizzazione
non governativa senza fini di lucro che si dedica a tutti gli aspetti
del Software Libero in Europa. L'accesso al software determina chi può
far parte di una società digitale. Quindi la libertà di usare,
copiare, modificare e redistribuire software, come descritto nella
definizione di Software Libero, permette parità di partecipazione
nell'era dell'informazione. Portare all'attenzione del pubblico questi
temi, dare solide basi politiche e lagali al Software Libero e
assicurare libertà alle persone supportando lo sviluppo di Software
Libero, sono temi centrali per la FSF Europe, che è stata fondata nel
2001 come organizzazione sorella della Free Software Foundation
statunitense.
Per maggiori informazioni: http://fsfeurope.org/
Contatti:
Stefano Maffulli <maffulli at fsfeurope.org>
Tel: +39-02-36514266
Cel: +39-347-1493733
Alessandro Rubini <rubini at fsfeurope.org>
Tel: +39-0382-529554
Cel: +39-349-2689041
Christopher Gabriel <gabriel at fsfeurope.org>
Tel: +39-055-7879597
Cel: +39-347-1032422
Maggiori informazioni per la stampa sono disponibili su:
http://fsfeurope.org/press/
FSF Europe - Chapter Italy Press Agency
IPRED: una direttiva passata sotto silenzio
Sta per essere discussa al parlamento europeo a Strasburgo la
«Intellectual Property Rights Enforcement Directive» (IPRED), che
irrigidisce ulteriormente la normativa europea su diritto d'autore,
brevetti e altri non meglio specificati diritti di «proprietà
intellettuale»[1]. La relatrice della direttiva è la parlamentare
francese Janelly Fortou, moglie del presidente di Vivendi Universal[2],
un gruppo di società nel settore dei media e delle telecomunicazioni.
La direttiva è stata presentata dalla commissione giuridica per il
mercato interno nel gennaio 2003[3] e successivamente rielaborata a porte
chiuse per poi essere inserita in un iter burocratico accelerato,
solitamente riservato a norme di natura meramente applicativa per le
quali si può evitare il normale iter di confronto con i cittadini, le
forze politiche e gli organi democratici.
La direttiva si propone armonizzare le legislazioni nazionali e di
combattere la «pirateria»[4] sulla base di cifre, analisi e previsioni
di mercato pubblicate da BSA[5] e altri distributori di contenuti, che
pronosticano la nascita di centinaia di migliaia di posti di lavoro in
Europa (punto 2.C, a pagina 10 del testo della direttiva); a tal fine
equipara l'illecito inintenzionale senza fini di lucro alla
contraffazione su larga scala e arriva ad autorizzare il «sequestro
conservativo di beni mobili e immobili del _presunto_ autore della
violazione, compreso il blocco dei suoi conti bancari e di altri averi»
(Articolo 11).
Al fine di informare la società civile e le stesse forze politiche sui
rischi di questa direttiva e per cercare di limitarne i danni, si è
mobilitata[6] una coalizione internazionale di gruppi per i diritti dei
consumatori e per le libertà civili, la Campagna per un Ambiente
Digitale Aperto (Campaign for an Open Digital Environment), che si è
data appuntamento il prossimo 8 marzo dalle 16.30 alle 18.30 a
Strasburgo, all'esterno dell'edificio che ospita il Parlamento
Europeo[7].
La campagna vede riuniti IP Justice[8], European Digital Rights
(EDRi)[9], Foundation for Information Policy Research (FIPR)[10],
Foundation for a Free Information Infrastructure (FFII)[11] ed
Electronic Frontier Foundation (EFF)[12].
La Free Software Foundation Europe si unisce al coro di protesta. «È
una direttiva estremamente pericolosa e delicata, che non è stata
discussa in modo democratico. Riteniamo che ogni norma a proposito
della produzione immateriale debba essere attentamente vagliata dai
nostri rappresentanti eletti e dalla società civile, evitando di
accettare acriticamente le posizioni di alcuni operatori del settore
ignorando i diritti dei cittadini e di autori e imprese indipendenti»
commenta Alessandro Rubini, autore di software e manualistica
libera.
* I pericoli della direttiva
Se la direttiva verrà approvata, il rischio è di introdurre un nuovo
strumento di repressione per le libertà degli utenti e, ancor prima, dei
cittadini[13]. Tra le sue insidie:
- l'ampiezza del suo campo d'azione, che comprende diritto d'autore,
marchi, brevetti, trasmissioni satellitari e via cavo, database,
software e altro, senza dare una definizione precisa di «proprieta`
intellettuale», espressione che nei veri stati membri ha interpretazioni
diverse, vanificando quindi l'effetto di armonizzazione.
- la messa in discussione di libertà civili come la riservatezza, il
fair use per l'utilizzo a scopi non commerciali di materiale sotto
copyright per attività educative o di ricerca, le procedure di
salvaguardia legale (che comprondono, per esempio, il diritto di essere
ascoltato durante un procedimento a carico) e la libertà di espressione.
- il rafforzato controllo sull'uso e la distribuzione di dispositivi
tecnologici attraverso l'imposizione di licenze unilaterali suscettibili
di modifiche o revoca in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione.
- il divieto di disattivazione, neutralizzazione, rimozione o la
manipolazione di dispositivi RFID (Radio Frequency ID) che trasmettono
informazioni su radiofrequenze come la posizione fisica e gli
spostamenti geografici di un individuo.
- l'utilizzo di forze di polizia private, al soldo delle compagnie
cinematografiche e musicali, per perquisizioni in abitazioni private
appartenenti a sospetti di violazione. Interventi del genere erano
possibili solo nel Regno Unito dove le misure "Anton Piller" poteva
scattare in caso di estese violazioni commerciali. Con questa direttiva
ciò sarebbe esteso a tutti i cittadini europei.
- il ricorso alle ingiunzioni Mareva attraverso cui sarà possibile
congelare i conti bancari e le proprietà dei sospetti di violazione
prima che questi compaiano di fronte alle autorità che indagano sul
presunto reato.
- il sequestro e la distruzione di macchine e strumenti dei fornitori
di servizi Internet (ISP) in base al solo sospetto
di violazioni perpetrate dai propri utenti.
Per maggiori dettagli e aggiornamenti sulla manifestazione dell'8 marzo
a Strasburgo:
http://www.ipjustice.org/CODE/
RIFERIMENTI
[1]
http://www.gnu.org/philosophy/words-to-avoid.html#IntellectualProperty
[2] http://www.vivendiuniversal.com/
[3] http://europa.eu.int/eur-lex/it/com/pdf/2003/com2003_0046it01.pdf
[4] http://www.gnu.org/philosophy/words-to-avoid.html#Piracy
[5] http://global.bsa.org/eupolicy/copyright/index.phtml
[6] http://www.ipjustice.org/CODE/release20040302_en.shtml
[7] http://www.ipjustice.org/CODE/rally.shtml
[8] http://www.ipjustice.org/
[9] http://www.edri.org/
[10] http://www.fipr.org/
[11] http://www.ffii.org/
[12] http://www.eff.org/
[13] http://www.ipjustice.org/CODE/whitepaper.shtml
---
Per maggiori informazioni: http://fsfeurope.org/
Contatti italiani:
Alessandro Rubini <rubini at fsfeurope.org>
Tel: +39 0382 52 95 54
Cel: +39 349 26 89 041
Stefano Maffulli <maffulli at fsfeurope.org>
Tel (office): +39 02 34 537 127
Fax (office): +30 02 34 531 282
Cel: +39 347 14 93 733
Maggiori informazioni per la stampa sono disponibili su:
http://fsfeurope.org/press/
"L'importanza di chiamarsi 'Open Source' - Una raccomandazione frivola
per pubblici funzionari seri"(*)
(Il punto di vista delle Associazioni sulla Direttiva per l'adozione di
Software Libero nella P.A)
A valle della recente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della
Direttiva Stanca, denominata "Sviluppo ed utilizzazione dei programmi
informatici da parte delle pubbliche amministrazioni", l'Associazione
Software Libero, la Free Software Foundation Europe ed il Secolo della
Rete esprimono, attraverso una serie di riflessioni, le loro
preoccupazioni.
Si osserva che lo scenario legislativo europeo e le iniziative a
carattere locale non trovano un'adeguata risposta nel testo della
direttiva, che smentisce le indicazioni e le valutazioni esposte dallo
stesso Ministro Lucio Stanca nel comunicato stampa apparso del 24
Ottobre scorso sul sito del Ministero
<http://www.innovazione.gov.it/ita/comunicati/2003_10_29.shtml>.
Infatti risultano contrarie a qualunque considerazione di merito - sia
essa politica, tecnica od economica - operazioni che tendono ad alienare
il criterio di modificabilità del sorgente ed eliminare l'indicazione
che sollecitava le amministrazioni ad assicurarsi contrattualmente la
disponibilità del codice sorgente nei casi in cui il fornitore non fosse
più in grado di fornire supporto.
Inoltre, laddove la Direttiva indica come da preferirsi le soluzioni che
rendano i sistemi informatici indipendenti da un unico fornitore,
favorendo quindi le soluzioni basate su software libero che come è noto
non costringono ad approvviggionarsi da uno specifico fornitore, vengono
introdotti specifici criteri di esclusione proprio per tali soluzioni,
lasciando ampi spazi per deroghe ed elusioni.
Infine si osserva che la funzionalità di esportazione dei documenti in
formati aperti, indicata come un elemento di privilegio, era stata
riconosciuta dalla Commissione istituita dallo stesso Ministro come una
necessità, per la quale gli esperti selezionati dal Ministero avevano
auspicato norme prescrittive.
Per maggiori informazioni:
Associazione Software Libero, http://www.softwarelibero.it/
Free Software Foundation Europe, http://fsfeurope.org/
Il Secolo Della Rete, http://www.ilsecolodellarete.it/